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La gioia.
Osservazioni etico-teologiche ad uso tanto del credente quanto dell'ateo.

deComporre edizioni, 2014 , 300 pagine, 15 euro

Presentazione

La gioia può essere qualcosa di banale; ma non se ne parla mai come dell'unico fondamento di tutta un’esistenza. Ma chiamare la gioia per nome è forse la cosa più importante della vita di un uomo. Ciò non toglie che se ne possano dare, molto facilmente, raffigurazioni che la avviliscono.Per “chiamare la gioia per nome”, si intende riconoscere cosa rappresenta questa emozione per noi: quando ricorre, a quali condizioni ricorre, da cosa è ostacolata, che valore ha all’interno del complesso di ciò che ci serve per vivere bene, ossia per poterci dire a ragion veduta persone felici, e non disperate; affinché la gioia prevalga sul dolore, in un bilancio che tenga conto sia del presente sia di un’ottica il più possibile sulla lunga distanza. Questo mantenimento costante nella gioia è faticoso, mai a buon mercato; ma è la sola cosa che val la pena impegnarsi per mantenere, dato che si può sempre smarrire. Tenendo conto che molti l’hanno ottenuta grazie a Dio, mentre altri non tramite Dio; e che molti altri hanno vissuto senza mai volerla cercare come la priorita' della loro vita.

www.decomporreedizioni.it

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Esseri naturali. Riconsiderazione critico-filosofica del significato onto-teleologico del De voluptate di Lorenzo Valla.

Scritto con Tommaso Perrone. 50 pagine , Grin Verlag, 2014 , 8 Euro

Presentazione

’Il piacere è un bene cercato per ogni verso, posto nelle attrattive dell’anima e del corpo; comprende una commozione lieta dell’animo e una giocondita' soave del corpo’. Dio ci deve aver equipaggiato di sensi adatti a godere dei beni della natura. La natura l’ha creata Egli stesso, e non può che essere sentita come buona da noi: siamo stati creati da Lui stesso per darci la felicita'. Dio, però, ha inoltre stabilito per le sue creature che il massimo piacere, continuo e pieno, sia nell’altra vita, se in questa vita avremo fatto ciò che comanda. Eppure la felicita' di questa terra, parziale ma maggiore dei dolori, puo' essere gia' grande, più forte di ogni bilancio pessimistico: all’unica condizione di obbedire incondizionatamente a Dio, il quale non puo' non essere buono verso le sue creature. Questo è il taglio interpretativo che è stato dato al De voluptate di Valla, dialogo quattrocentesco di filosofia morale e di teologia ricco di spunti interessantissimi, e molto moderno. La problematica, al fondo, è questa: riuscire a far ricondurre tutto, anche la fede, entro un quadro di felicita', concreta e costante, ben maggiore di tutte le ombre che la possono offuscare.

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